Marsala (Trapani)
, Marsala Trapani
Fu il vescovo di Messina Antonio Lombardo, il 10 luglio 1589, a donare alla Chiesa Madre della sua città natale otto magnifici arazzi fiamminghi a condizione che essi rimanessero sempre all’interno di essa, pena la loro devoluzione alla Curia vescovile di Mazara.
Per quasi quattro secoli questi splendidi arazzi non furono mai esposti stabilmente in adeguati locali salvo esporli pubblicamente in rarissime occasioni. Nel XIX secolo, addirittura, un arciprete della Chiesa Madre cercò di venderli. Solo nel 1984, grazie al deciso e appassionato impegno dell’arciprete Andrea Linares, gli arazzi hanno ottenuto una sistemazione in un piccolo e suggestivo museo, attiguo all’abside della Matrice, in via Garraffa, e gestito dall’Associazione degli amici del Museo degli Arazzi.
Si deve all’arciprete Calogero Cusumano, nel 1937, il primo serio studio interpretativo degli avvenimenti rappresentati negli arazzi che ha attribuito alla Guerra Giudaica il motivo ispiratore dell’autore dei cartelloni, guerra condotta nel I sec. d.C. da Giuseppe Flavio che di quelle vicende fu insieme protagonista e storico.
Dopo un serio restauro compiuto a Firenze tra il 1965 e il 1979, nel 1980 Nicole Dacos individuò nel pittore fiammingo Peeter Kempeneer (meglio conosciuto come Pietro Campana) l’autore dei cartelloni, che vennero poi realizzati nella bottega di Cornelis Tons a Bruxelles, uno dei tappezzieri più attivo nelle Fiandre nella seconda metà del XVI secolo.
Questa rara e organica serie di otto teli in lana e seta è senza dubbio di notevolissimo valore artistico e storico; gli arazzi sono stati eseguiti con una perfetta padronanza tecnica, in essi le scene risaltano al visitatore per lo scrupolo nella cura del particolare e per la vivacità dei colori, per l’espressione e vitalità dei personaggi rappresentati e per l’effetto prospettico. In primo piano risaltano sempre figure quasi monumentali, tipiche dell’influenza michelangiolesca, mentre il paesaggio è dettagliatamente curato secondo la cultura fiamminga. Ogni arazzo è poi circondato da un’ampia e ricca cornice ornamentale composta di figure mitologiche e antropomorfe, frutti e motivi floreali.
I quadri rappresentati, come detto, si rifanno alla Guerra Giudaica che scoppiò nel 66 d.C. con l’insurrezione della Giudea contro l’occupazione romana dell’Imperatore Nerone nella speranza che si accendesse nell’area un fuoco tale che i romani non potessero più estinguere. L’esercito romano fu affidato al grande Vespasiano che, insieme al figlio Tito, procedette contro i ribelli giudaici.
Le scene si prestano ad un'interpretazione di tipo allegorico secondo la quale gli episodi narrati si riferirebbero piuttosto alla lotta di religione condotta dai reali di Spagna Carlo V e Filippo II contro i protestanti dei Paesi Bassi, Fiamminghi e Germanici, lotta che affermò il trionfo della religione cattolica. Infatti, in molti casi, l'iconografia non rispetta la cultura ebraica e romana di quell'epoca e i costumi, i riferimenti, gli oggetti sono riconducibili piuttosto al periodo di realizzazione. Tale interpretazione non è comunque generalmente condivisa.
Museo degli Arazzi fiamminghi
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